‘Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta’ (Ebrei 12:1).
Il capitolo 12 di Ebrei paragona la vita cristiana ad una gara. Non è una corsa sui 100 metri, con l’enfasi sulla velocità, ma assomiglia di più alla maratona o ad una corsa su lunghe distanze dove vi sono molti ostacoli. È una corsa di paziente sopportazione che dura una vita. Sarà più difficile delle gare olimpiche, ma è migliore per diverse ragioni:
· Si corre per la gloria, l’onore ed il piacere di Dio.
· Abbiamo un allenatore perfetto che ci incoraggia e ci aiuta nella corsa.
· I premi sono migliori in quanto sono eterni.
· Tutti coloro che finiscono la corsa ricevono il premio.
Nella nostra gara siamo “circondati da un così gran nuvolo di testimoni”. Potremmo chiamarli ‘la curva’, spettatori che, idealmente, guardano giù dal cielo e ci incitano ad andare avanti, consigliandoci di superare gli ostacoli con la fede. Sono gli innumerevoli eroi della fede che hanno vinto la corsa e vogliono vedere vincere anche noi. Non solo i credenti dell’Antico testamento, ma anche quelli del Nuovo, della storia della chiesa e del nostro tempo.
L’apostolo Paolo è uno di loro, infatti afferma: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto Giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la Sua apparizione’ (2 Timoteo 4:7,8).
Per fare bene una gara dobbiamo sbarazzarci di ogni peso non necessario. La Parola di Dio ci invita a ‘deporre ogni peso’. Immagina di partecipare alla gara dei 100 metri: indosseresti un cappotto, o porteresti un grosso peso in uno zaino sulle spalle? Naturalmente no! Ci sono alcune cose che non sono sbagliate in sé ma sono un impedimento nella vita spirituale o nel servizio cristiano.
La Bibbia ci invita a deporre “ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge”. Io non so quale peccato minaccia di farti inciampare, e tu non sai quello che io devo combattere. Il nemico, satana, pone una trappola di tentazioni sui nostri sentieri. Quel peccato che sembra così attraente e innocuo è disteso come una rete per avvolgere i nostri piedi, farci inciampare, cadere e impedire la nostra corsa. Salmo 10:9: “Sta in agguato nel suo nascondiglio come un leone nella sua tana; sta in agguato per sorprendere il misero; egli sorprende lo sventurato trascinandolo nella sua rete”.
Ogni peccato nella nostra vita, anche se nascosto, non confessato, è un peso ed un intralcio. Ci distoglie dalla vita gioiosa, ostacola il nostro rapporto con Dio e distrugge l’efficacia del nostro ministerio. Grazie a Dio abbiamo chi trae i nostri piedi dalla rete: “I miei occhi sono sempre rivolti al Signore, perché sarà Lui a trarre i miei piedi dalla rete” (Salmo 25:15). Abbiamo però comunque la responsabilità dell’autodisciplina. Non dobbiamo soltanto guardare al Signore per avere aiuto ma dobbiamo lottare contro il peccato, combatterlo e togliercelo di dosso: “Voi non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato” (Ebrei 12:4).
Dobbiamo correre ‘con perseveranza’ la corsa che ci sta davanti. Può essere più lunga o più corta, più facile o più difficile di quella degli altri, ma dobbiamo accettarla come la nostra corsa.
Potremo stancarci, essere scoraggiati, avere la tentazione di lasciare tutto. Le persone potranno offenderci o deluderci. Dobbiamo studiarci di tenerci alla larga dagli intralci e fare tutte quelle cose che ci daranno la forza per andare avanti. Scegliamo ogni giorno i nostri atteggiamenti e le nostre azioni. Con l’aiuto del Signore possiamo scegliere ed avere libertà sul peccato. Perciò corriamo con paziente sopportazione, guardando a Gesù per ricevere la forza e la guida di cui abbiamo bisogno per correre con perseveranza fino al traguardo: la Gloria di Dio.
Dio vi benedica.
Past. Samuele Pellerito