“Siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. ”
Romani 12:12
La pazienza è la “disposizione d’animo, abituale o attuale, congenita al proprio carattere o effetto di volontà e di autocontrollo, ad accettare e sopportare con tranquillità, moderazione, rassegnazione, senza reagire violentemente, il dolore, il male, i disagi, le molestie altrui, le contrarietà della vita in genere” (Treccani).
Secondo la Bibbia la pazienza è uno dei frutti dello Spirito Santo, una componente dell’amore, una parte del “carattere” di Dio ed un mezzo per raggiungere la felicità.
In questo passo l’apostolo specifica dove esercitare la pazienza: “nella tribolazione”. In effetti con la pazienza ci sforziamo di fare il contrario di quanto l’impulso vorrebbe. La pazienza si esercita quando esistono contrarietà e sofferenze di vari tipi e livelli, a volte anche molto pesanti. Eppure è proprio in questo esercizio che persino le afflizioni, per il cristiano, viste da una certa angolatura, possono essere considerate come positive, perché è partendo da esse che la pazienza può formarsi, e la pazienza è come un passaggio per andare oltre: da questa esperienza si arriva alla speranza, che ci spinge ancora in avanti fino alla conoscenza dell’amore di Dio, che viene sparso nel nostro cuore.
La pazienza, con il mantenimento costante della fede nelle piccole cose, ci permette di esercitare queste virtù anche nelle cose più grandi. In effetti abbiamo due esempi di “grande pazienza” che tra loro sono mirabilmente legati: La prima pazienza è quella di Dio.
Egli non ha distrutto subito l’uomo, anche se l’uomo si è comportato molto male contro di Lui, contro se stesso e contro il creato. Pensiamoci: se avesse distrutto il mondo, come potrei essere io qui a scrivere e tu lì in questo istante a leggere? Invece adesso, proprio per la pazienza di Dio, io e te siamo qui, vivi, nella fiduciosa attesa della Sua salvezza.
L’apostolo Pietro afferma: “Il Signore non ritarda l’adempimento della Sua promessa, come pretendono alcuni; ma è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento” (2 Pietro 3:9). Ancora: “…E considerate che la pazienza del nostro Signore è per la vostra salvezza…” (2 Pietro 3:15).
La seconda pazienza è una virtù che Dio dona alle anime stanche per permettere loro di restare vivi. Sia sempre ringraziato il Signore, il Quale conosce la nostra poca forza, i nostri cuori e sa come effondere in essi le Sue consolazioni, affinché non solo non siamo presi dallo sconforto, ma riusciamo persino miracolosamente a trasmettere le virtù del Signore che riceviamo: “Il Signore diriga i vostri cuori all’amore di Dio e alla paziente attesa di Cristo” (2 Tessalonicesi 3:5). “Benedetto sia Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre delle misericordie e il Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, per mezzo della consolazione con cui noi stessi siamo da Dio consolati, possiamo consolare coloro che si trovano in qualsiasi afflizione” (2 Cor. 1:3-4).
Coraggio dunque!
Mi rivolgo soprattutto a quelli come me: noi che sappiamo di avere per natura un temperamento poco paziente, impegniamoci chiedendo a Dio quella forza d’animo che sappiamo di non avere, ma che avremo, per i meriti di Cristo. Da questa pazienza esercitata e provata impareremo l’autocontrollo, la pietà, l’amore. Gloria a Dio!
Dio vi benedica!
Pastore Samuele Pellerito